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Il Castello Angioino

Progettato nel 1279 da Pierre d’Agicourt, per le opere murarie, e Giovanni da Toul per la carpenteria, per volere di Carlo I d’Angiò come fortezza inespugnabile allo scopo di fortificare il tratto di costa da Bari a Monopoli.

Fondazione

Incontriamo il castello costeggiando a sinistra il promontorio dove é situato il nucleo medioevale della cittá: progettato nel 1279 da Pierre d'Agicourt, per le opere murarie, e Giovanni da Toul per la carpenteria, per volere di Carlo I d'Angiò come fortezza inespugnabile allo scopo di fortificare il tratto di costa da Bari a Monopoli, ha la forma di un poligono stellare.

La singolare planimetria è troppo progredita per essere del XIII secolo per cui risulta più accreditata l'ipotesi che in origine il castello fosse costituito da una torre rettangolare a tre livelli, guarnito di merli e difeso da caditoie e feritoie. Del complesso angioino, nucleo focale dell'attuale castello, probabilmente situato fra gli odierni bastioni Sud ed Est in corrispondenza dell'ingresso principale, si sono rinvenuti resti murari costituiti da conci in pietra rozzamente squadrati secondo la tecnica muraria dell'epoca, caratteristica di quasi tutte le costruzioni militari. Verso la metà del XIV secolo il castello fu rinforzato con due torri cilindriche in pietra viva poste a sud e ad est della torre angioina.

Allo stesso periodo potrebbe risalire la costruzione dell'antico portale di accesso in pietra, sito a breve distanza dall'ingresso, lungo le mura angioine ma a livello inferiore, sotto la cortina est. All'inizio del XV secolo veniva effettuato un consolidamento delle fortificazioni: alle cortine si aggiungeva la realizzazione di un puntone a forma di pentagono irregolare, con conci in tufo carparo ancora oggi rintracciabili sotto l'estremità ovest del castello. Dopo alterne vicende il castello subisce delle trasformazioni ad opera di Gaspare Toraldo che vi fece costruire ad intervalli regolari parecchi torrioni di forma circolare, uno dei quali è ancor oggi esistente.

In epoca Aragonese, con la scoperta della polvere da sparo si verificò un sostanziale cambiamento delle strategie militari: i castelli costruiti in precedenza erano a difesa prevalentemente verticale, con alte mura a strapiombo per evitare la scalata; successivamente tali fortificazioni non erano in grado di opporre un'adeguata resistenza alle pur rudimentali armi da fuoco. Da qui la necessità di creare barriere che consentissero di ammortizzare l'urto delle palle di cannone. Tuttavia, data la novità della situazione, si preferì lasciare accanto alle cannoniere le caditoie, difese più tradizionali ma di efficacia sperimentata.

Di qui l'originalità del maniero molese in cui si sovrappongono, stratificandosi, le esperienze architettoniche e militari di epoche diverse. Quindi alle mura verticali angioine furono addossate mura oblique, riempiendo le intercapedini con terra e materiale di risulta; furono create piazzole interne per l'artiglieria e le mura furono abbassate per consentire il tiro radente; sorsero inoltre bastioni per il tiro fiancheggiato, cioè per proteggere le cortine di muro comprese fra un bastione e l'altro. L'opera di ristrutturazione fu affidata all'architetto Evangelista Menga da Copertino che, su commissione di Carlo V, racchiuse il castello nelle nuove mura a scarpata molto inclinata, con baluardi angolari, oggi non più esistenti.

I Particolari del Castello

Nonostante questo suo movimentato e diluito atto di nascita, il castello di Mola si presenta come costruzione apparentemente unitaria. Il paramento che lo riveste quasi per intero è costituito da conci di tufo carparo regolarmente squadrati ed è coronato, in alto, da un toro marcapiano che, all'altezza degli spalti e al di sotto delle caditoie, recinge le cortine e i bastioni Est e Nord. Nel bastione Sud, invece, al di sopra del toro si erge un secondo piano, anch'esso in carparo, cinto a sua volta da un toro di sezione inferiore. L'accesso agli spalti del bastione Est era possibile tramite una scala ancor oggi visibile ma decisamente pericolante.

Ingresso (esterno)

Si accedeva al castello attraverso un ponte carrabile ed un portale ad arco ribassato aperto sul fianco del bastione Sud, più isolato rispetto al restante corpo di fabbrica. Sono ancora visibili gli alveoli dei cardini assieme a tracce di un ponte levatoio. Così appartato, l'ingresso risultava riparato dal fuoco nemico e controllato dal tiro di una casamatta della cortina adiacente. La difesa veniva completata da due cannoniere dello stesso bastione nonché da quelle della cortina adiacente.

Ingresso (interno)

Oltrepassato il portale, ed entrato nel castello, il visitatore scorge un primo vano rettangolare di guardia; sulla parete che fronteggia l'ingresso si rilevano tracce di un affresco raffigurante una Madonna con Bambino, databile alla fine del XV secolo. Nel lato maggiore della sala rettangolare si apre un arco a sesto ribassato, contro un portale a sesto acuto i cui cardini sono ancora intatti e dal quale si accede ad un secondo vano rettangolare da dove parte una scala in spessore di muro che consentiva l'accesso al piano superiore, probabilmente per garantire maggiore autonomia a quest'ala del castello in caso di una più prolungata difesa. Questo vano è a sua volta collegato, attraverso un arco a sesto acuto, con il cortile interno del castello.

Cortile (interno)

Il cortile ha la forma di un trapezio irregolare; solo una delle cortine che vi si affacciano è originale, le altre, crollate verso la metà del XIX secolo, sono state ricostruite durante l'ultima campagna di restauro. A sinistra del visitatore si notano i resti di due volte a botte, sovrapposte e leggermente sfalsate tra loro, che coprivano un vano non più esistente, probabilmente adibito a deposito munizioni data la vicinanza all'ingresso. All'estremità nord-ovest del cortile si notano i resti di una scalinata che in passato consentiva l'accesso al piano superiore.

Nell'angolo est del cortile una scala scende nella casamatta del bastione Est, a livello inferiore a quello del cortile. Per tutta la lunghezza della cortina interna sud sono visibili tracce di archi posti a distanza regolare fra loro. La cortina ovest incontra quella sud formando un angolo leggermente ottuso: vi si affacciano tre finestre quattrocentesche ed un piccolo portale a tutto sesto fatto di conci squadrati di pietra.

Bastione Est

In questo bastione è stata rinvenuta una cella, probabilmente adibita a segreta, sulle cui pareti si rilevano strani graffiti di antiche navi a remi.

Sala delle Udienze

Attraversando il portale a tutto sesto che si apre nella cortina ovest si accede alla grande sala trapezoidale, a quota ribassata rispetto al cortile, nella quale si notano le tracce del solaio del primo piano (ora ricostruito in legno), oggi sala conferenze ma ridotta a mattatoio comunale nella seconda metà del XIX secolo.

Sala Superiore

Già in origine, per volere dello stesso Carlo I, la costruzione doveva riassumere in sé da una parte la funzione di palazzo e dimora regia, dall'altra quella di fortificazione difensiva. È facile supporre, quindi, che il piano superiore del castello fosse riservato agli appartamenti privati del re e del suo seguito. Infatti fin dal XIII secolo fu residenza del "cameriere familiare" del re e nei secoli successivi vi ospitò i ricchi feudatari che si avvicendarono nel governo della città: Toraldo, Carafa, Acquaviva - D'Aragona. In particolare la grande sala voltata a botte, gemella per ampiezza della sottostante sala delle udienze, doveva servire come fulcro della vita politica e culturale della città: sappiamo dalle fonti che nei secoli XVI e XVII vi furono ospitate accademie letterarie e un teatro.

Ingresso odierno

Alla seconda metà del XIX secolo, quando curiosamente il castello fu adibito a mattatoio comunale, risale l'apertura di un portale a tutto sesto nella cortina ovest che, attraverso un camminamento scavato nella muratura, collega la sala delle udienze all'esterno. Ancora oggi è utilizzato come unico ingresso al castello.

Ultima modifica: venerdì, 02 febbraio 2024

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